L’economicità della rete, la sua rapidità, l’audience enorme, la creatività, il tono informale e il suo aspetto vagamente anarchico rappresentano una delle più grandi opportunità di espressione di idee e valori individuali.
Internet abbatte le barriere dell’identità sociale e della specifica concezione politica, stimolando e favorendo l’interazione tra le persone, il senso di comunità e di aggregazione. La partecipazione è aperta a tutti. Qui gli internauti si permettono di esprimere ciò che in un’interazione faccia a faccia non avrebbero mai avuto il coraggio di fare.
Ma questa stessa spontaneità e la mancanza di controllo e di organizzazione che ne hanno decretato l’ascesa, hanno anche delineato i valori nel rispetto delle “comunità virtuali”, rendendo manifesto ciò che è considerato apprezzabile e ciò che, al contrario, non lo è. Perché libertà di espressione non può significare andare oltre i limiti della moralità.
Si tratta di regole di convivenza e di buone maniere, le quali, seppure non appartengono a nessun ordinamento giuridico, sarebbe opportuno che gli utenti di Internet seguissero attentamente.
L’insieme di queste regole comportamentali sono definite con il termine “netiquette”.
La “netiquette”, neologismo che unisce il vocabolo inglese network (rete) e quello di lingua francese étiquette (buona educazione), è un insieme di regole che disciplinano il comportamento di un utente di Internet nel rapportarsi agli altri utenti attraverso i newsgroup, mailing list, forum, blog, reti sociali o email in genere [http://it.wikipedia.org/wiki/Netiquette].
Nasce con uno scopo educativo, perché proprio come nella vita quotidiana, anche nel web è necessario rispettare le regole di “bon ton“.
Il fatto che in rete ci si possa dare tranquillamente del “tu”, laddove normalmente, si userebbe il “lei”, testimonia come il rispetto sia legato a una questione di sostanza, piuttosto che di forma. Ciò comunque non giustifica un linguaggio irrispettoso, i termini volgari, diffamanti o minacciosi. E non giustifica neppure il “flame”, il messaggio ostile e provocatorio inviato da un utente a una comunità o a un altro individuo specifico, per infiammare il dibattito, paragonabile a una “rissa virtuale”.
Come in tutte le forme di comunicazione che non comportano un diretto contatto visivo o vocale, occorre fare attenzione a non usare formule e/o parole dal significato ambiguo. Nel caso si usino frasi ironiche o sarcastiche, per non incorrere in incomprensioni è sempre bene aggiungere un “emoticon”, una di quelle icone che riproducono nel virtuale espressioni tipiche del linguaggio facciale.
Ed è sempre bene non scrivere tutto in maiuscolo, perché significherebbe urlare.
Altra regola è quella di non inviare e-mail non richieste. La sua violazione, nota anche come “spam“, è considerata tra le più gravi. Accanto allo spam si inseriscono le catene di Sant’Antonio. Pertanto è bene non inventarne di nuove ed evitare di promuovere quelle già esistenti.
E quando si usa la posta elettronica, è indispensabile precisare l’oggetto del messaggio per permettere al destinatario di sapere subito di che cosa si tratta. Si consiglia di non inviare allegati troppo pesanti che intasano la posta, oppure messaggi pubblicitari che non siano state sollecitate in modo esplicito.
Nel caso dei social network, evitare lo strumento dei messaggi privati senza consenso. Il messaggio privato può essere un buon modo per sfuggire al caos della pagina pubblica e avere l’opportunità di conoscersi meglio. Ma se l’interesse non è condiviso da entrambi gli utenti, può diventare uno strumento di disturbo ed essere percepito come un’intrusione nella propria sfera privata.
E per l’utente che entra a far par parte di un newsgroup la prima regola è quella di non intervenire subito nella discussione. È opportuno che per un certo periodo di tempo (almeno due settimane) resti ad osservare, a leggere i messaggi precedenti e a studiare i comportamenti ai quali conformarsi.
Se il gruppo di discussione prevede una sezione “FAQ“, le risposte a domande frequenti, sarebbe il caso di leggerla per evitere di sollevare questioni già dibattute e risolte.
Esiste una base comune di regole della netiquette sebbene, comunque, ogni comunità è in grado di ampliare questo elenco aggiungendo ulteriori vincoli, proprio come nella vita reale.
Il mancato rispetto della netiquette comporta una generale disapprovazione da parte degli altri utenti della rete, solitamente seguita da un isolamento del soggetto “maleducato” e talvolta dalla richiesta di sospensione di alcuni servizi utilizzati per compiere atti contrari a essa. In casi di gravi e recidive violazioni l’utente trasgressore è punibile con il ban, un meccanismo che gli impedisce di partecipare alla comunità virtuale.
[Stefania Giuseppetti per AZ Franchising]