Quarant’anni fa, il 3 aprile del 1973, Martin Cooper, il papà del cellulare, ha fatto la prima telefonata senza fili mentre era a passeggio lungo la Sesta Strada di New York. Da allora, con la crescita del numero e dei modelli di dispositivi mobili, nonché dei loro servizi sempre più sofisticati, stiamo assistendo a veri e propri cambiamenti socio-psicologici della ‘comunicazione’.
Attraverso migliaia di utilizzi diversi, funzioni multimediali e quantità di dati sempre più grandi che viaggiano in tempo reale, la comunicazione mobile ha avviato profonde trasformazioni sociali, attribuendo nuove funzioni psicologiche al telefonino rispetto a quelle svolte dal telefono tradizionale. In continuo mutamento è utilizzabile per ascoltare musica, giocare, seguire mappe, navigare in internet, fare foto e video, oltre che, ovviamente, ad inviare sms o mms e fare le telefonate.
Mai prima d’ora sono state quotidianamente prodotte e messe in circolazione così grandi quantità di immagini fotografiche e video. La fotocamera del telefonino cellulare è diventata un accessorio sempre presente nella vita quotidiana, pronto a documentare momenti di vita privata o pubblica: chiunque è in grado di creare immagini e diffonderle ovunque (su piattaforme digitali, blog, ecc.), spesso anche senza controllo e in qualsiasi momento.
La rappresentazione visiva ha acquistato, così, una posizione di grande rilievo.
Viviamo ormai in una “società iconica” in cui le immagini sono protagoniste e i riferimenti testuali, scritti e orali, vengono ridotti, e molto spesso addirittura eliminati. Queste si sono progressivamente sostituite alle parole, permettendo di raggiungere il massimo effetto comunicativo nel più breve tempo possibile.
L’uso delle immagini come mezzo di comunicazione è diventato un’interessante soluzione di promozione anche i brand e non solo per quelli che si occupano di moda, arte, design, estetica o arredamento.
Grazie al forte potere di richiamo, alla spesso immediata comprensibilità e alla facilità di memorizzazione, la comunicazione per immagini veicola una comunicazione di tipo universale. Non è un caso, infatti, che si sono moltiplicate le campagne che puntano esclusivamente sulla forza comunicativa della componente visiva, per superare le barriere culturali, trasmettere l’esperienza e l’identità del marchio, coinvolgere gli utenti negli stili di vita, nei valori e nelle sensazioni che il brand porta con sè.
La fotografia e il video, al contrario delle parole scritte, agisce sull’emotività, provocando sensazioni differenti e sensibilmente più intense.
La ‘narrazione’ fa leva sulla forza di codici, linguaggi e simboli universali: le immagini diventano un mezzo di comunicazione universale sempre più totalizzante.
In questo contesto Pinterest[1] , il social network dedicato alla condivisione di fotografie, immagini, e video sta conquistando un numero sempre maggiore di utenti.
Nato a marzo del 2010, oggi conta più di undici milioni di utenti che giornalmente condividono immagini e video. L’obiettivo di Pinterest è quello di mettere in contatto persone con interessi vicini e che hanno passioni comuni.
Attraverso un servizio chiamato SellPin, il cui motto è “Own It. Pin It. Sell It” (“Lo possiedi. Lo appendi. Lo vendi”), permette a tutte le persona che “posseggono” un pin di venderlo. Secondo Andrew Weyrich, founder e Ceo di SellPin.com «SellPin utilizza il traffico esplosivo di 104 milioni di visitatori unici per mese, per non parlare del fatto che il 21% degli utenti di Pinterest ha comprato qualcosa attraverso Pinterest. Un numero a cui Facebook e Twitter non possono neanche avvicinarsi. Stupisce il fatto che il prezzo medio di un prodotto venduto tramite Pinterest è di circa $80,00. Quasi il doppio della media del settore industriale.»
Inoltre, con l’invio settimanale di e-mail sulle categorie maggiormente visitate e gli interessi specifici che gli utenti hanno in quel determinato periodo, Pinterest aiuta le aziende a offrire una proposta adeguata alla domanda.
Pinterest, così, diventa uno strumento ideale per raggiungere in modo creativo obiettivi di awareness (la capacità dei consumatori di riconoscere un marchio e di associarlo correttamente ad un prodotto), experience (l’esperienza che vive il cliente) e engagement (coinvolgimento attivo e appassionato dell’utente). Inoltre favorisce l’incremento di traffico verso i siti aziendali, perché tutti i contenuti multimediali che vengono condivisi su Pinterest sono collegati ad un link.
L’utilizzo di hashtag – il “#” (cancelletto) introdotto per la prima volta da Twitter – permette di aumentare l’audience delle immagini condivise, ma soprattutto di esprimere il contenuto o i sentimenti che l’immagine intende evocare.
Pinterest è basato sull’idea di creare un catalogo on-line, permettendo agli utenti di creare bacheche in cui gestiscono la raccolta di immagini in base a temi predefiniti o da loro generati.
Come qualsiasi catalogo on-line che si rispetti, ciò che viene mostrato può anche essere venduto.
SellPin – https://www.sellpin.com/ – è il servizio di e-commerce che offre Pinterest per vendere i prodotti raffigurati nelle foto.
SellPin è una soluzione alternativa all’apertura di un sito di e-commerce e consente di mettere in piedi una organizzazione di vendita anche senza disporre di distributori e di risorse ingenti.
Inoltre, secondo i dati prodotti dall’Osservatorio B2C Netcomm-Politecnico di Milano, pare che nel 2012 il commercio elettronico in Italia abbia prodotto un giro d’affari di 10 miliardi di euro.
Invece, secondo una ricerca di Bizrate Insights, società di ricerca sui comportamenti dei consumatori online, su Pinterest acquista 1 utente su 3 ( http://pinterestitaly.com/2012/05/08/pinterest-e-il-visual-shopping-1-su-3-compra-ricerca/ ).
Si potrebbe iniziare a parlare di Il Social Shopping come forma evoluta dell’e-commerce… ma questo può diventare argomento per un articolo a parte…
Su Pinterest si “pinnano” immagini e video di cose a cui si è interessati. I pin sono le condivisioni.
[1] Il nome Pinterest deriva del verbo inglese “to pin” (appendere) e dal sostantivo “interest“ (interesse).
[Stefania Giuseppetti per AZ Franchising]